In arrivo il videoclip di "Molto Bello"

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In una tiepida giornata di fine settembre abbiamo girato le ultime scene del video di "Molto Bello", secondo singolo estratto dal disco "Una, Nessuna, Centomila". Il video è composto da due scene e ambientazioni completamente differenti. Nella prima una coppia di settantenni che festeggiano il loro anniversario di matrimonio, ballando vestiti di tutto punto, sulla loro terrazza mediterranea fra nani da giardino e alberi di limone. L'altra fa da sfondo ad una giovane donna che canta da sola, sulla riva di un mare in procinto di prendere fuoco, sotto il mantello rosso, di un crepuscolo che cala il sipario sulla sua storia d'amore tramontata. Il tema del video è l'amore e le sue contrapposte sfaccettture, quelle di "un tempo" dove la parola per sempre era una premessa, una promessa. Quelle di oggi dove l'unico frangente in cui ci si concede di sentirlo, di risolverlo è il "qui ed ora", altro tema ricorrente di tutto il disco. Il cavallo è la metafora di questa sospensione, che appare come  un'allucinazione meravigliosa, una visone etera e temporanea che scuote e rianima.

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Magie, meraviglie e miti sfatati dello Sziget Festival, vissuto e raccontato da me

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A cura di Andrea Facchinetti - Velvet Goldmine

Il Sziget festival (è così si che si scrive e si pronuncia) non me lo sono mai potuto permettere da ragazzina, troppo costoso, troppo lontano. Ricordo che in estate i miei amici partivano dopo gli esami di maturità con il famoso Interail, questo biglietto kilometrico con il quale eri libero di scendere e salire su tutti i treni europei e fermarti nelle varie città per tutto il tempo che si desiderava. Ovviamente la tappa obbligata era proprio il più grande festival di musica rock di tutta l’Europa. Per lo più erano i miei amici maschi che ci andavano, noi ragazze ad agosto andavamo al mare: falò, chitarre e feste in spiaggia era il massimo della vita che ci potevamo aspettare a sedici anni. In più Budapest era davvero lontano da Santeramo in colle, questo paesino in provincia di Bari aggrappato alla Puglia, dove sono cresciuta per un terzo della mia vita. Erano circa 2.550 kilometri e l’aura del Sziget festival era grande quanto la distanza che ci separava da esso, quando gli altri tornavano dall’isola di Obuda, trovavamo le loro facce diverse, cambiate, un po’ più rintronate sì, ma anche coscienti di aver visto un mondo nuovo, inimmaginato, un mondo dove contava solo il rock, la musica, la libertà e l’amore. Tutti i più grandi artisti del momento erano li dove si suona dalla notte al mattino, dal mattino alla notte. Se all’alba hai voglia di un concerto folk, a 600 metri dalla tua tenda puoi star sicuro che c’è un concerto folk. A mezzanotte non riesci a dormire perché i bassi dei Massive Attack sul palco fanno vibrare la tua tenda? Puoi tranquillamente uscire e andare ad assaggiare i piatti delle cucine di tutto il mondo, greco, tunisino, sushi, vegano, cinese, turco, italiano. Ti senti solo e hai voglia di passare la serata tra un palco e l’altro in compagnia? Basta dare un bacio alla prima che ti piace, sarà difficile ricevere una padellata in testa.


Il mio sbarco sulla celebre isola avviene quindici anni dopo averla sognata ogni estate e non come spettatrice ma come “artista”, almeno così recitava il mio pass. Arriviamo di notte in un tripudio di zanzare e moscerini ad accogliere il nostro arrivo. La stanchezza del viaggio e lo stordimento per il caldo, rendono l’ingresso al campeggio piuttosto arduo. Non stavo capendo nulla, dove mi trovassi e per quale ragione, finché mentre ero intenta a montare la tenda alle 3 del mattino, un ragazzo biondino, magrolino e sbarbatino, mi saluta e mi chiede se volevo una birra, gli rispondo che l’avevo appena presa, al chè passa a chiedere se volevo una mano con la tenda, gli rispondo che avevo appena finito, a quel punto lui rincara e mi chiede se poteva entrarci con me. Sorrido e declino, ma almeno realizzo che ero finalmente arrivata al Sziget festival di Budapest!

Non mi va di fare l’elenco di tutti gli artisti che ho visto e che hanno suonato al festival, per conoscere le line up da urlo basta recarsi sul sito internet e si resta spettinati. Io desidero solo consigliare a tutti quelli che sognano d’andarci, di tornare ad avere sedici anni, di vivere ogni cosa con la sorpresa e lo stupore di un’età acerba ma entusiasta, di abbattere ogni forma di scetticismo e pensiero critico su come negli anni si è trasformato uno dei più incredibili festival di musica rock, nel più perfetto e organizzato parco giochi musicale, una colorata e mastodontica macchina da soldi sotto il cielo di Budapest.

Ciò che ho provato io a suonare sul Mambo Stage del Sziget festival, resterà anch’esso un mistero che custudirò nella mia vacillante e buffa memoria, che spesso si prende gioco di me facendomi confondere il sogno con la realtà, e la realtà con il sogno. Quel che posso dirvi, però, è che a 16 anni sognavo di suonare in quel festival e a 31 quel sogno è diventato realtà.


PHOTO @ SZIGET FESTIVAL


Un ringraziamento speciale per questa esperienza va a:

Giuseppe Labbruzzo,
Gianni Masci,
Simone Martorana, anche se non c’era fisicamente ma con il cuore.
Ettore e Orshi
Tutto lo staff del Mambo Stage
in particolare Guido Lioi e Marcello Reverendo Magro

Un saluto affettuoso va a tutte le band del Mambo Stage, ma soprattutto a quelle con cui ho condiviso il palco, polvere e sudore:

Rekkiabilly
Roberto Dellera, D’Erasmo & Fish
Iori’s Eyes
LN’Ripley
Red Rum Alone
Mellow Mood

Un caro saluto alle ragazze del Puglia Village e ai maestri di Pizzica, orecchiette e pugliesità :)
Un saluto a Puglia Sounds e a Sziget Italia che hanno seguito con particolare attenzione il mio concerto, un abbraccio grande quanto tutto il festival a Stefano Rigobello e a tutti quelli che erano sotto il palco per UNA.

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